mercoledì 6 giugno 2007

Da vedere


Donald Darko detto Donnie è un ragazzo con dei disturbi mentali che lo hanno portato a dar
fuoco ad una casa abbandonata, anni fa. Nonostante sia un tipo in gamba, con una famiglia
che lo ama e lo appoggia anche nelle scelte più discutibili. Donnie è in cura da una
psicanalista che lo aiuta a combattere la sua schizofrenia; a lei confida del suo nuovo
amico immaginario, Frank, un coniglio gigante che lo ha salvato da una morte assurda, ma che
in cambio gli chiede di fare cose riprovevoli e sempre più pericolose. Ah, tra l'altro Frank
gli ha svelato che la fine del mondo arriverà di lì a 24 giorni.Donnie Darko è uno di quei film di culto che lentamente si emancipano dalla nicchia e si
fanno conoscere ed amare in tutto il mondo, perdendo in parte il loro alone di leggenda.
L'Italia detiene il triste primato di riuscire ad arrivare sempre per ultima a scoprire
certi fenomeni, ed è per questo che Battle Royale troverà una distribuzione forse solo tra
un secolo o giù di lì, ed è sempre per questo che Donnie Darko arriva in Italia con due anni
di ritardo. Due anni che non tolgono al film un'oncia del suo appeal, lasciando inalterato il grande
fascino che obiettivamente questa pellicola è in grado di esercitare sul pubblico,
soprattutto quello coetaneo del cupo protagonista, poco più che adolescente. Al contrario di
molti film che fanno esplicito riferimento al mondo giovanile, Donnie Darko brilla di una
luce sinistra e tristemente rara: qui non si parla del primo amore, del primo bacio, dei
conflitti con gli adulti, della perdita dell'innocenza, scialbe tematiche che fanno sentire
gli adulti (quelli veri) con la coscienza a posto, ma che quasi sempre fanno ridere i
ragazzi (sempre quelli veri). Qui si parla di qualcosa di molto più significativo: si parla
di morte. In toni tutt'altro che rassicuranti, Richard Kelly si interroga sull'effetto
prorompente che la consapevolezza della morte ha su ogni individuo, e di quanto questo
condizioni ogni altra sensazione ed azione: amore, paura, disprezzo, ribellione. Di morte è imbevuto l'intero tessuto del film, inevitabilmente sbranato qua e là proprio a
causa della friabilità del terreno su cui si avventura. Ma si può ben chiudere un occhio,
considerato che di contro il film avvince ed appassiona senza essere né moralista né
retorico. E soprattutto considerato che, a pensarci meglio, Donnie Darko è uno dei pochi
film di oggi che aiutano i ragazzi a crescere, e non gli adulti a credere che "va tutto
bene" (un altro titolo? Mysterious skin – ma anche questo dovremo aspettare parecchio per
vederlo...). Un genere dimenticato dall'edonista cinema contemporaneo

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